Il Cristiano non è mai un uomo "arretrato"
Oggi vigilia della Solennità dell’Assunta, la Chiesa ricorda San Massimiliano Kolbe. Polacco, entra nell’ordine dei francescani svolgendo un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia. Nel 1941 è deportato ad Auschwitz dove è destinato ai lavori più umilianti, come il trasporto dei cadaveri al crematorio. Qui offre la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. Muore pronunciando “Ave Maria” il 14 agosto dopo due settimane di torture.
Il peccato di molte religioni è far coincidere la santità con la separazione. Queste nostre rigidità sono presenti ogni volta che si ha paura della diversità, mentre l’unica vera preoccupazione, come ha dimostrato con il sacrificio cruento del martirio Padre Massimiliano Kolbe, dovrebbe essere, non quella di separare, ma di aprirsi a Dio.
Padre Kolbe è e rimane un simbolo di fraternità: porsi di fronte all’altro, alle sue fatiche, alle sue sofferenze, ai suoi problemi, ai suoi ideali e camminare un po’ con lui verso un reciproco accrescimento di vita. La crisi cristiana oggi non è tanto di strutture, che vanno pur cambiate; il problema non è di organizzarci meglio; il problema vero è di fede, di fiducia, di abbandono, l’obbiettivo è arrivare a costruire una comunità con le porte aperte, che confida e trova vera sicurezza solo in Dio. Che Massimiliano Kolbe, dal cielo ci dia una mano…..Buona Giornata!