Di fronte agli appelli, per la verità anche asfissianti, che ci giungono da ogni parte, circa il rispetto delle norme per salvaguardarci dal contagio del mostro Coronavirus siamo stati invitati a far buon uso dell’intelligenza del buon senso che a quanto si vede non sempre ci azzecca. A frittata fatta, quando i numeri dei contagi, dei morti stanno vertiginosamente lievitando ecco cosa siamo capaci di elaborare: cercare, affidarsi a notizie delle più disparate: vitamine c prese copiosamente e in grado di neutralizzare un morbo sconosciuto, diete speciali e per modi di dire testate e con altre mille e una fake-news, alle quali diamo il diritto di asilo, di ospitalità.
Nella mia pellegrinazione alla riscoperta, rilettura, studio del salterio in questi giorni di esilio, mi sono imbattuto stamane nel salmo 11 [10] e ho trovato qualche spunto per vivere al meglio questo caos.
Il salmista, a differenza nostra che amiamo definirci “cristiani non praticanti”, non ha esitato a prendere una decisione ha scelto nella sua situazione difficile, confusa Jahvè.
Noi al contrario in pena emergenza, non curanti di nulla e di nessuno, siamo ancora ricalcitranti sul da farsi. Invece di metterci al riparo verso Jahvè [v.1] stazioniamo in mezzo alle nostre strade, fuori dai nostri pub per fare salotto e magari, come si visto, a discutere con compagni di merenda sulla validità o meno dei provvedimenti. Anche in pieno giorno.
“ Ecco, gli empi tendono l’arco, aggiustano la freccia sulla corda per colpire nel buio i retti di cuore” [v.2].
Amici miei la situazione è identica. Anche se gli archi e le frecce si sono trasformati in strumenti tecnologici sempre più invasivi che vengono manovrati, spregiudicatamente, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Il passaparola, il “mi piace” con i suoi sciocchi persuasori. I mezzi di comunicazione, la società dei consumi con i suoi canoni. Gli slogan, come quello coniato #iorestoacasa, o #andràtuttobene….
L’uomo, il cristiano spaccato in due; intrappolato dal così fan tutti, istintivo, senza possibilità di raggiungere l’altro suo spezzone, quello razionale. Spettatori di una realtà fatta dal tutto ma che lascia a bocca asciutta l’individuo. Resta, ahimè una situazione di caos, di incertezza, di confusione.
E resta, soprattutto, l’interrogativo centrale del Salmo: “Quando sono scosse le fondamenta, il giusto che cosa può fare?” [v.3]. Non direi che la maggioranza dei cristiani d’oggi, abbia adottato la soluzione del salmista perseguitato. “Nel Signore mi sono rifugiato” [v.1], infatti più in generale si è più propensi ad ascoltare i consigli degli “sciocchi”: “Fuggi come un passero verso il monte?”.
Ci si dimentica ahimè che la montagna non costituisce poi quel riparo sicuro che si vorrebbe credere, la montagna, infatti, può esser anche il luogo della tentazione, come è accaduto per Gesù. Ci si dimentica, ahimè, come ci dimostrano i fatti che esistono fughe sbagliate verso “montagne”, come esiste una fuga giusta, che la situazione attuale vorrebbe farci comprendere.
Una fuga nella direzione giusta, una fuga doverosa per ciascuno di noi è la fuga verso il coraggio. E quanto al coraggio penso si debba manifestarsi, rendere testimonianza in due principali dimensioni. Innanzitutto il recupero dell’interiorità. C’è troppa superficialità in circolazione fra i cristiani. Troppa paura di pensare, troppa paura del silenzio. La meditazione è stata data in appalto a pseudo santoni, a pratiche semi esoteriche. Poi il recupero dello sguizzo, fantasia profetica. Sì è possibile fuggire sulla montagna. Molti, in campo cristiano, anche tra amici, si attribuiscono facilmente il brevetto di profeti, perché credono sia soltanto questione di favella, di lingua. Ma la verifica dell’autenticità della patente profetica è ben più semplice di quanto crediamo: nasce da un contatto intimo con Dio. Un profetismo sganciato dall’interiorità, dal saper inginocchiarsi per adorare, non è profetismo è ciarlataneria. Alla domanda “che dobbiamo fare?” c’è una risposta semplicissima, ma proprio perché semplicissima è ignorata: “essere veramente credente, essere veramente cristiano”. Inutile tergiversare, non serve a nulla la fuga verso la paura che sta pandemia rappresenta. Soltanto la fede annulla la paura. Fidarsi di Qualcuno!
BUONA GIORNATA!