Abbiamo ascoltato la finale del Vangelo di oggi che diceva che a Cana Gesù «manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui». Come per l’Epifania e come per il Battesimo, anche per Cana di Galilea possiamo dire che qui noi troviamo dei luoghi e dei segni particolari e privilegiati della ‘manifestazione’ della gloria di Dio nella storia di Gesù. Questi ‘segni’ ci sono dati perché noi crediamo, non soltanto per contemplarli come se fossero uno spettacolo che non ci coinvolge. Credere significa accogliere una Parola che ci trasforma e ci impegna, a partire dal nostro ascolto.
Questa Parola ci parla, oggi, di un ‘segno’, anzi dell’inizio dei ‘segni’ compiuti da Gesù.
Tanta volte noi pensiamo ai miracoli come a dei prodigi che ‘obbligano’ chi vi assiste a riconoscere la grandezza di Dio. Pensiamo ai miracoli quasi come a una dimostrazione della potenza di Dio o almeno una dimostrazione, inconfutabile, della sua esistenza.
Il miracolo non è un ‘segno’ che costringe a credere e che fa passare automaticamente dall’incredulità alla fede. Al contrario, un miracolo ‘accade’ solo se c’è la fede di chi accoglie la grazia e l’amore di Dio. Non solo, ma un ‘miracolo’ diventa un segno solo per chi crede già, solo per chi è disponibile a lasciarsi stupire dall’opera imprevedibile di un Altro. Questo lo vediamo bene nel racconto di Cana di Galilea.
Questa vicenda può diventare anche per noi un ‘segno’, stamattina all’aurora in questa prima santa Messa Rorate, per accogliere la gloria di Dio che si manifesta in Gesù.
È bello pensare che Gesù abbia cominciato a ‘regalarci’, oggi i segni della sua gloria proprio in un giorno di festa, una festa che significa non solo gioia, spensieratezza, ma anche comunione, condivisione: una festa condivisa.
È proprio nel pieno della festa che, però, succede qualcosa di imprevisto: viene a mancare il vino. Ecco, ci sono tanti possibili motivi per i quali, anche quando prepariamo una festa, può succedere che tutto vada a rotoli.
Anche questo è un evento simbolico. Spesso, nella vita, succede che una festa venga rovinata da qualcuno, da qualcosa. E, allora, tutta la vita sembra diventare una festa rovinata, una illusione di festa e di gioia. La tentazione è quella di pensare che anche i pochi momenti di festa o che ci sembrano di festa, siano un inganno, illusorio e passeggero.
Maria è una donna pratica, concreta, attenta e ospitale. Occorre avere ‘occhi’, aperti e vigili, per ascoltare e incontrare l’altro, anche nei momenti di festa.
Maria da sola, però, non può fare nulla. Per questo lo dice a Gesù.
Non chiede nulla, non pretende nulla. Suggerisce a Gesù, avendo visto lei, per prima, quello che stava accadendo. Gesù comprende al volo. Bastava uno sguardo tra i due.
La sua risposta potrebbe apparire sgarbata, fuori luogo. Ma non è così.
La risposta di Maria è sulla linea perfetta della Parola del Figlio e, ai servitori, dice: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Maria si fida di Gesù, del figlio. Per questo accade il miracolo.
Il prodigio accade solo perché c’è qualcuno che crede che Gesù, Dio, sia capace di operarlo. Anche se, se non avviene, non significa – necessariamente – che non ci sia stata fede.
Il ‘prodigio’ è un dono nel quale liberamente Dio manifesta la sua gloria. Ma la gloria di Dio è più grande di quel prodigio.
Così accade per il segno di Cana. La festa potrà continuare, perché Gesù trasformerà l’acqua in vino.
Se noi accogliamo Dio, nella nostra vita. allora questa diventerà una festa, una gioia condivisa!