Nel vangelo Gesù, con la parabola del Buon Pastore, ci dice che lo stesso pastore lascia le novantanove pecore per andare in cerca di quella perduta, un chiaro ed inequivocabile invito a noi sacerdoti, talvolta distratti all’accoglienze ciò che è diverso, a ciò che è particolare. Impegno senz’altro gravoso e pieno di responsabilità!!
Ma, con tutta onestà, penso sia necessario oggi riflettere sulla consapevolezza che abbiamo come Chiesa nel capire e comprendere che dal famoso recinto, non si è allontanata una pecora, ma, che ahimè, da quel recinto de ne sono andate oltre il novanta per cento, e che pet taroccare i dati, le statistiche si sia solo agevolmente allargato, abbattuto ogni recinto…..
Ed è quello che sta succedendo un po’ ovunque. La cosa che più fa pensare e riflettere, e personalmente mi fa soffrire, se qualcuno, io per esempio, fai degli appunti e proponi iniziative particolari al fine di recuperare, capire e comprendere quelle pecore perse, diventi allora un pastore fastidioso, il pastore “rompi” da temere, da zittire piuttosto che intravvedere il pastore con “testa” e coraggio…
A voler ben osservare la vicenda umana di Gesù il suo correre, viaggiare e vivere possiamo affermare con la quasi totale certezza che Lui, il buon Pastore, è corso ben poco dietro alle persone… anzi quando molti non vollero più ascoltare la sua predicazione e se ne andarono, lui arrivò a chiedere a quelli che erano rimasti se volevano andarsene anche loro (Gv 6,67). Non offrì, e consentitemelo non offre anche oggi, facili soluzioni, iniziative altisonanti…. Lui chiamò le pecore con l’invito perentorio “Vieni, seguimi”!
Con l’andar del tempo bisogna prendere atto che quando ci siamo resi conto che il numero delle pecore che se ne erano andate aumentava a dismisura, si è deciso di ampliare il pascolo, abbattendo recinti e abbiamo di fatto dichiarato… che tutto il mondo è pascolo e quindi ogni pecora, indistintamente, era anche la “nostra” pecora!
Assolutizzare una frase, un detto di Gesù è sempre rischioso e controproducente, in considerazione del fatto che spesso gli uni sono contraddittori con altri.
La prova? Una volta Lui dice: “Chi non è con me è contro di me” (Mt 12,30) e un’altra “Chi non è contro di noi è per noi” (Mc 9,40)…
Ma è pur vero che tra frasi, detti contraddittori ci viene indicato uno spazio: la strada, il tragitto che come Pastori e pecore dobbiamo arrischiarci a fare: cacciare o accogliere, lasciar correre e puntualizzare, esigere o pretendere.
E vuoi mai che ci troveremo ovili un po’ meno pieni di “besoc” (pecore in bergamasco) e più di cristiani?
Come ci indica il Cardinale Sarah : “È nel silenzio, e non nel tumulto e nel rumore, che Dio entra nelle profondità più intime del nostro essere”. Buona Giornata