Carissimi,
Forse qualcuno potrà accusarmi di cattivo gusto o, peggio, di scarso rispetto per il Vangelo. Pazienza. Ma in questi giorni di profonda riflessione in vista dell’imminente inizio del periodo forte della quaresima, mi sono fatto afferrare dalla tentazione di aggiungere in calce al Discorso della Montagna, una nuova beatitudine: “Beati gli inutili!”. E, se volete, potrei completare: “perché di essi ha bisogno il mondo”.
Vedo di spiegare questa beatitudine. Sono convinto che una delle testimonianze più alte che un appartenente a Retrouvail che ha macinato sofferenza, ma come un qualsiasi altro cristiano può offrire al mondo d’oggi sia quella della sua “inutilità”. Ed è precisamente la preghiera che deve sviluppare questo “senso dell’inutile”.
No, non sto parlando per paradossi, come qualcuno potrebbe affermare!
Una delle componenti fondamentali del nostro mondo è data dal materialismo. L’uomo, oggi, è portato a giudicare ogni cosa in termini di utilità pratica, di rendimento, di efficienza. La sua domanda caratteristica è: “quanto?”. La gerarchia dei valori coincide con quella “dell’utile”.
Tante persone comprendono, giustificano e si commuovono perfino di fronte a un qualsiasi fratello o sorella coinvolte e che si consumano per “fare”, per “organizzare”, ma mal si accetta di vedere un fratello o una sorella in ginocchio davanti all’Eucarestia.
Occorre stare molto attenti per non prestarci all’equivoco. Il che accade abbastanza di frequente anche se inconsciamente. E allora ci si butta a capofitto nell’azione, ci si lascia afferrare dal superlavoro! E si finisce per logoraci non solo nel fisico, ma quel che è peggio, nello spirito. Un certo attivismo sfrenato, che non tiene in debita considerazione la “persona” il suo bene complessivo, sono abbastanza significativi a questo riguardo.
Se è vero che siamo o che tendiamo ad essere una comunità di discepoli, questo implica un riferimento assoluto, “preferenziale” a Dio. Per cui il nostro primo dovere è quello dell’adorazione, della preghiera, della contemplazione, quella che Gesù riferita a Maria sorella di Marta definisce “la parte migliore”.
Tra l’altro, a voler ben guardare, le due cose non sono contraddittorie, ma si completano a vicenda. Tradiremmo il nostro “servizio” verso gli altri (dimensione orizzontale) se trascurassimo la contemplazione (dimensione verticale). Perciò dobbiamo affermare chiaramente, davanti a tutti, il primato della preghiera.
Un cedimento del genere allo spirito del mondo, al “si è sempre fatto così”, alla mentalità più deteriore è davvero preoccupante.
Un noto conferenziere diceva. Se vi domandano che cosa ha fatto la chiesa in duemila anni di cristianesimo, dite che ha pregato. E che certi scandali sono successi soltanto quando gli uomini hanno distolto gli occhi dal volto di Cristo per abbassarli su realtà molto meschine di questa terra…
Forse sta succedendo qualcosa di simile, anche nelle nostre comunità: quando distogliamo gli occhi dal volto di Cristo, commettiamo un’infinità di sciocchezze, anche se abbiamo l’impressione e siamo pure convinti di fare delle cose importanti, “vitali” per tutelare il programma di Retrouvaile.
Dobbiamo come piccola comunità di discepoli avere il coraggio di lanciare la sfida sul terreno dell’’utilità; meglio dell’inutilità.
Per completare il quadro di beatitudine di cui vi ho parlato, vorrei aggiungere un’osservazione sul “tempo della Quaresima”. Un tempo che potrebbe farci riflettere sulla “mancanza di tempo”
Alcune volte il moltiplicarsi degli impegni, l’accumularsi del lavoro, ci portano (e troviamo mille motivi solidissimi per giustificarla!) a una diminuzione della “razione” giornaliera di preghiera. CHE DIAMINE! SI TRATTA IN REALTÀ DI GUADAGNARE IL TEMPO. E magari si spira: fortunati i preti e le suore, i consacrati che possono dedicarsi tranquillamente alle pratiche di pietà e a tutte le loro devozioni particolari. Io purtroppo…
Non sono d’accordo. Anzi sostengo che più aumenta il lavoro e più deve aumentare la preghiera. A una super-attività deve corrispondere una super-contemplazione.
Non so se avete mai sentito parlare di don Michele Favreau. Era un prete- operaio francese, lavorava come scaricatore nel porto di Marsiglia. Una mattina, un carico si staccò dalla gru e schiacciò il prete sul molo. Quando il corpo di don Michele venne portato nella sua poverissima stanzetta, nel cassetto del tavolino si trovò il suo diario. In una delle pagine stava scritto: “Il gran mezzo per guadagnare tempo: la preghiera”.
È una frase questa che all’inizio di questo periodo veramente speciale, unico, di reciproca conversione dovrebbe entrarci “dentro”, penetrarci nel sangue, che certamente ci fa male. Ed è la garanzia della sua verità!
Comprendiamo? Guadagnare tempo. Ossia, quando il lavoro ti soffoca, quando hai l’impressione di non farcela più, quando la lotta contro l’orologio sembra perduta, se vuoi risparmiare tempo, non hai che da buttarti in ginocchio…e rimanervi il più lungo possibile. È ora di concludere. Sì beati gli inutili. Guai a non offrire anche lì a Loreto e nella nostra comunità questa preziosa testimonianza di inutilità. La nostra vita, me lo auguro con tutto il cuore, deve essere “tanto utile perché tanto inutile”. BUONA QUARESIMA!