L’isolamento imposto a ciascuno di noi, e da bergamasco visto le cose come stanno andando ahimè tardivo, mi hanno portato a pregare e ad approfondire le preghiere e i testi dei salmi. Essi contengono, si voglia o no, specie in questi momenti di smarrimento, le indicazioni, per vivere in maniera diversa con occhi diversi la solitudine. Non basta amici miei, magari sacerdoti, ripetere queste preghiere. Non basta neppure tradurle “in lingua corrente”, occorre un lavoro appassionato di scavo. Alle volte l’analisi grammaticale di un’espressione suggerita da fior fior di studiosi, una ricerca etimologica i cui possiamo disporre della tecnologia da Wikipedia, regalano delle sorprese sbalorditive.
Mi è capitato di imbattermi nel salmo 17 [16], e in esso non solo ho trovato la possibilità di applicarlo a me stesso, ma alcuni suoi versetti ho trovato un meraviglioso diritto d’asilo, di accoglienza vera, leale che non corrisponde al diritto d’asilo profanando e vituperato ai nostri tempi.
In certi momenti, come questi, dove il suono delle campane a morto, le sirene spiegate delle autoambulanze, di effettivo pericolo della nostra esistenza ho avuto la possibilità di “rifugiarmi” in alcune espressioni di questo Salmo, di una delicatezza infinita.
Qualche esempio. Quando ci sentiamo minacciati dell’avidità altrui, dalla brama di fare, di correre per garantire la tenuta economica del nostro Paese” per cui si disattendono le disposizioni di “quarantena”, dalla meschinità, dalla cattiveria di tanta gente, quando il mistero della nostra persona, viene saccheggiata dalla volgarità di certe allusioni circa l’inevitabile morte di “anziani”, dall’indiscrezione di certa stampa, dal pettegolezzo [“dalla loro bocca escono parole indolenti”,v.10]. Ebbene c’è Qualcuno per il quale noi siamo preziosi. Qualcuno che ci difende, ci costudisce con le Sue delicatezze: “Proteggimi come la pupilla dell’occhio, nascondimi all’ombra delle tue ali” [v.8].
E poi, succede spesso di cozzare, sentite le dichiarazioni fatte dagli esperti di turno, contro muro di indifferenza, di superficialità, di evidente egoismo: “…Hanno chiuso il loro cuore insensibile” [v.10].
Un bell’ammasso di grasso, un grasso che tende a proteggersi contro la sofferenza degli altri, rappresentate, ad oggi dai più di 1400 morti per molti anonimi…. Attraverso questo stato di grasso il cuore è al sicuro: non verrà mai ferito e neppure disturbato dal lamento, dalle lacrime di chi rimane…
E allora quando si cozza contro questo muro, viene il vomito, il disprezzo l’orizzonte diventa sempre più buio, e non si spera più… E invece no, ci può esser la sorpresa, anche in momenti come questi, si è autorizzati a rivolgersi a quel Qualcuno e chiedergli un miracolo che riscatti tanto feroce situazione, tanta crudeltà: “compi un miracolo d’amore” [v.7].
Davvero, con il Signore, anche le richieste più pazze, insolite, impossibili diventano perfettamente legittime. Allora amici miei, muniti della certezza di un Dio che “ascolta”, a differenza di tanti umani che ignorano e nascondono vergognosamente il coraggio ad agire, si può perfino affrontare serenamente questo deserto dell’indifferenza, dell’ostilità, della stupidità. Una preghiera quella del salmo 17 che potremmo definire del “diritto di sperare e d’asilo” per coloro che soffrono, un salmo, una preghiera che canta l’intelligenza umile, di coloro che sono scampati. A me piacerebbe che ciascuno di voi lettori, vi rifugiaste in questa immagine, in questo modo inedito di farsi Dio nella nostra storia travagliata. Lui il tanto distante, che ci dà retta!