In questi giorni anomali, assurdi con la quale anche noi sacerdoti dobbiamo convivere e gestire la non facile situazione, anche emotiva, mi ha accompagnato il Salmo 10 che recita: “Perché stai lontano, Signore, e ti nascondi in tempi di atrocità” [v.1].
Fino a quando continuerà a meravigliarsi perché nessuno di noi “interviene”?
Dipende da noi che il cosiddetto empio, ossia volpe e lupo e sciacallo e tutto eccetto che persona, la smetta di fabbricare “dolore e affanno” [v.14].
Amici miei, dipende da noi che lo sfruttatore smetta di imperversare e di essere sulle nostre spalle un personaggio di attualità.
Ma è evidente che qualcosa anche nel governo di tante Chiese Locali (diocesi), rispetto al Corona Virus non stia funzionando o, peggio, furbescamente si faccia finta di nulla e di fastidiose palesi contraddizioni.
Come ben si sa fino al 3 di aprile, le nostre Chiese rimarranno chiuse, nemmeno i funerali potranno essere celebrati e ben si capisce che nonostante la scelta sia dolorosa e criticabile rimane, come ricorda il Patriarca di Venezia Mons. Moraglia un impegno “obbedire”.
Ma mi chiedo, e con me tanti altri se lo domandano, se è auspicabile, raccomandato e un obbligo “stare a casa” al fine di non rendersi veicolo di contaminazione come mai, per esempio, nelle Diocesi di Modena e di Carpi i cantieri edili della ricostruzione gestiti proprio dagli Uffici della Ricostruzione delle stesse diocesi, e sono tanti, continuino imperterriti nella propria attività lavorative?
Nascono obbiettivamente due domande: i cantieri in “zona rossa [ITALIA]” sono esentati dal non rispettare diligentemente, come è richiesto anche a noi sacerdoti, le normative?
Hanno “grazie” particolari, urgenti, inderogabili?
Gli operatori/imprese sono miracolati dall’essere fonte di contagio e di trasmissione del Coronavirus?
Purtroppo, si devono registrare silenzi, che invece di esser espressione di una neutralità, sono in realtà, segno inequivocabile di una complicità con interessi economici.
Eppure dovremmo esser i rappresentanti di Qualcuno le cui “prese di posizione” vengono così descritte dal salmo 10 poc’anzi citato: “Signore, Tu ascolti il desiderio dei poveri, Tu conforti il loro cuore, presti attenzione per rendere giustizia all’orfano e all’oppresso” [v.17-18].
In quest’occasione dobbiamo riconoscerlo amaramente: non abbiamo ancora imparato a fare il mestiere dei profeti. Le nostre assenze, qui evidenti, i nostri silenzi/assensi complici, le nostre tattiche diplomatiche, sono stati descritti, qualche millennio fa, da uno che, invece il mestiere lo sapeva eccome!
Riceviamo in Emilia, nel Veneto e in Lombardia messaggi dei nostri Vescovi che ci invitano a pazientare e a condividere il momento drammatico, pesante duro da digerire, ma soltanto quando si ha la bocca sgombra, le mani libere, quando si evitano tutti i compromessi, le collusioni col potere, la prepotenza, si può affermare tranquillamente, senza arrossire e senza arrampicarsi sui vetri:
“Ma io mi sento pieno di forza, di rettitudine e di coraggio per annunziare a Giacobbe il suo misfatto, a Israele il suo peccato. Ascoltate questo, capi della casa di Giacobbe e governanti della casa di Israele, che abborrite il diritto e rendete storta ogni cosa diritta, che costruite Sion col sangue, Gerusalemme con l’empietà” [Mi 3, 8-10]
In considerazione di ciò che si vede, osserva e si registra chi ha le credenziali in ordine per tenere un linguaggio del genere?Probabilmente tutto sarà ancora digeribile, sopportabile, quando invece di difenderci, avremo il coraggio di difendere la verità e conseguentemente operare per essere credibili…e non me ne voglia nessuno! Buona giornata!