Pare, dico pare, che le cose stiano prendendo una strada possibilista, rispetto alle restrizioni imposte una settimana fa…..con molta probabilità l’economia, il business ha portato a miti consigli governo, governatori…..
La situazione paradossale che abbiamo e che stiamo vivendo mi ha riportato alla mente a ciò che è successo a Pietro a cui Gesù rimprovera la mancanza di fede quando camminava sulle acque (Mt 14,22-23). Pietro, come ciascuno di noi in questi giorni, si è posto “un problema”: come si fa a camminare sulle acque?
Aveva cominciato con l’avere paura, verso la fine della notte, mentre Gesù si avvicina ai discepoli camminando lui stesso sul mare, in mezzo alla tempeste. “coraggio, sono io, non abbiate paura” (v.27). La parola di Gesù stabilisce, Pietro in una tranquillità profonda e Gesù gli ridice la breve parola, che lui aveva sentito quando gettava le reti: “Vieni” (v.29). Non osa credere ai suoi occhi e alle sue orecchie, ma la sua fede è confermata e l’amore che lo lega al Maestro lo sollecita: si fida della potenza di Gesù e si getta in acqua.
Che cosa è successo poi? Pietro aveva cominciato bene. Ma la tempesta riprende e il vangelo ci riferisce che Pietro ebbe aura. Perde di vista Gesù e guarda a se stesso. Il dubbio vince, scompare la fiducia.
Pietro, ma come ciascuno di noi, deve comprendere che è cosa straordinaria camminare sulle acque sia quando sono calme che quando sono agitate. Egli immagina, come molti di noi, che il problema consiste nel sapere se ci sarà tempo buono o tempo cattivo, mentre, in realtà, si tratta di un problema di fiducia. Era nell’illusione del momento della calma perché, in fondo si fidava di se stesso, più che del Cristo. Ha compreso, dopo, di aver mancato di fiducia… e la tempesta è stata l’occasione per rivelargli la sua incredulità. Che fa allora? Capisce che soltanto un atto di fede può salvarlo e grida: “Signore, salvami!” (v.30). Gesù attendeva questo: lo smarrimento e questo slancio di fede contro ogni speranza. Si produce così il vero miracolo. Noi non siamo diversi da Pietro! Crediamo, come si è visto in questi giorni tormentati, che la nostra buona volontà e la nostra generosità possano risolvere le tempeste che attraversiamo.
Ma è soltanto un inizio; man mano che andiamo avanti, la nostra generosità ci tradisce, ci abbandona e la nostra disperazione si rivela.
Beati noi se accetteremo di immergerci in questa disperazione per gridare verso Gesù. Ma spesso ci veliamo gli occhi di fronte alla luce che ci fa scoprire la nudità, la stupidità del nostro essere e ci rivolgiamo a Gesù perché ci risolva dei problemi di tempesta o “non tempesta”, di “stanchezza” o “non stanchezza”, di possibile o d’impossibile.
Crediamo che le cose andranno bene se si verificheranno certe condizioni. Dio ci toglie le illusioni. Questi momenti di disperazione sono una grazia perché non possiamo trovare Dio senza gridare verso di lui dal profondo del nostro essere. Impariamo a gridare, più che a farci imprigionare da parole e da gesti da veri “codardi”….
Buona e serena giornata….