Nelle innumerevoli apparizioni in terra di Bosnia la mamma celeste ha da sempre raccomandato la preghiera: un metodo semplice per convertirsi in ogni tempo e in ogni luogo, un tempo per ciascuno per ritornare ad essere “bambini”….
Quel che sta succedendo nella nostra amata Italia, è un qualcosa che sa di straordinario e che catapulta, grandi e piccoli, ogni uomo nel dramma dell’incertezza, della paura della provvisorietà….
Quando Gesù ci dice che nessuno può entrare nel Regno se non si converte e dieta come un bambino, non ha certo intenzione di consigliarci l’infantilismo, un comportamento ingenuo. Gesù non è garbato, e “gentile”, è l’amore, che è tutta un’altra cosa! La sua intenzione è chiara! Un pò meno lo è per noi tutti!
Il primo ad avere avuto lo spirito d’infanzia, cioè lo spirito filiale che è sorgente e lo spirito d’infanzia, è proprio lui, Gesù.
Egli ci chiede di imitarlo, non dall’esterno ma lasciandogli rivivere in noi la sua condizione filiale, in una luce di umiltà, di piccolezza e di rifugio. Maria non ha dovuto insegnare a Gesù ch’egli era figlio di Dio, ma ella ha certamente insegnato a vivere da vero figlio. Avendo pronunciato il suo “Eccomi” per prima, insegnarà a Gesù, nel quotidiano della vita, a dire: “Eccomi, per fare la tua volontà”.
Maria ha certamente formato il cuore di suo figlio alla preghiera. Poco a poco ella gli ha insegnato a dire “Abbà! Padre carissimo!”, è la parola che ritorna spesso nella preghiera di Gesù riportata dai Vangeli. Una parola, “Padre” che ha costituito l’armonia di fondo della sua preghiera, come il nome stesso di “Gesù”, lo è per la nostra preghiera.
Dobbiamo in queste ore, in questi giorni, con semplicità ricorrere a Maria, perché formi in noi la preghiera dei figli, quella di Gesù a suo Padre. Quando Nicodemo chiede ingenuamente a Gesù che cosa di deve fare per ritornare bambini: “Come può un uomo nascere, quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?” [Gv 3,4]. Gesù non risponde subito. E’ dall’alto della croce ch’egli risponde a Nicodemo che si aggira nei paraggi del Calvario [Gv 19,39]. Gesù gli dice: “Ecco tua madre”: è nel seno di lei che potrai diventare bambino.
Non possiamo, specie in questi momenti, risparmiarci questo ritorno nel cuore di Maria se vogliamo pregare come Gesù, il Figlio per eccellenza. Affermare questo è chiederci quale vincolo di “devozione” ci deve legare a Maria. Usiamo il termine “devozione” nel senso di fidarsi a Maria, dedicare a Lei il nostro essere. Un affidamento che è, prima di tutto, un amore di carità che ci fa amare Maria con il cuore stesso di suo Figlio.
Prender Maria nella nostra casa, nella nostra vita in questi momenti di paura non vuol dire ricorre alla sua protezione, chiedere la sua intercessione, o implorare la sua assistenza; ma dentare nella sua preghiera di lode e lasciarsi condurre al di là di lei stessa, nella sua preghiera profonda, intensa del Magnificat.
Quindi amici: Preghiamo, preghiamo, preghiamo….e apriremo nuovi orizzonti di speranza e di gioia. Buona Domenica