Come educatore e come sacerdote mi é capitato spesso di dovermi confrontare con la complessità attuale del mondo familiare. Realtà ben diversa da quella in cui io 50enne è cresciuto. Conosco dei bambini, che hanno un agenda settimanale da far impallidire un uomo d’affari. La scuola, il doposcuola, sport, lezioni di canto, ballo, inglese, teatro, scout….tutte attività interessanti, utili ma ci siamo mai chiesti se i nostri figli abbiano la necessità e il desiderio di vivere come se corressero in formula uno, o, più semplicemente, si adeguino a una società che li vuole adulti con un anticipo di almeno dieci anni.
A voler ben guardare all’iniziò Dio creò l’uomo a sua immagine, e somiglianza, lo fece maschio e femmina, li accudì prendendoli per mano e fece fare loro i primi passi nel giardino….o no?
Mi piacerebbe pensare, magari è solo un mio sogno, che il giardino dove oggi Dio ama camminare con l’uomo, sia la famiglia, la sua prima idea e scelta, preposta per la crescita, al realizzarsi e al successo del suo disegno.
Checché ne dica qualcuno, la famiglia é il luogo in cui padre e madre si prendono cura del bambino che Dio ha loro donato. Un giardino, che é tutto il contrario di un laboratorio ingegneristico, dove Dio ha piantato i suoi semi e ne ha affidato a loro la cura. In quest’ottica, non sarà mai il seme a comandare ma chi lo pianta, lo cura e accompagna la sua crescita, in modo che possa portare frutti conformi alla propria predisposizione naturale.
In questi giorni sono impegnato a Roma per l’Assemblea nazionale della Federazione Italiana Esercizi Spirituali e un tema che ricorre sovente e la giovinezza, la necessità di educare alla santità delle nuove generazioni. Tanti e qualificati interventi, riflessioni ma che non raccontano la mancanza “vuoto”, dalla sistematica dimenticanza della genitorialità, che coinvolge anche l’aspetto spirituale delle nostre famiglie!
Abbiamo tantissime volte sentito “essere genitore è il mestiere più difficile del mondo”. Non è così. Se è vero che l’impegno che bisogna profonde nel ruolo del padre e della madre è innegabile, è sbagliato definirlo mestiere, luogo comune acquisito che abbassa l’esperienza genitoriale a un semplice ruolo di fatica, tra l’altro manco pagato…
Il termine mestiere è ambiguo rispetto al concetto pedagogico dell’essere genitore! Essere genitore non è un mestiere ma un dono! Le nostre parole definiscono sempre il nostro territorio: lo facciamo comunicando sentimenti, intenzioni, avversioni. Cambiare è possibile partendo dal concetto di dono: e la vita specie dei nostri bimbi è sempre Dono, prima ancora che promessa da realizzare nel futuro…. Buona Giornata!