Per fare “impresa”, mi dicono tanti amici, si deve usare il coraggio per partire, il cuore per sognare, la mente per riflettere, le mani per continuare l’opera di abbellimento e di realizzazione del creato. Per fare impresa usi le lacrime per gioire e per piangere, gli occhi per cercare il bello, la bocca per pregare.
Poi, raccogliere la gioia di un collaboratore, magari di tuo figlio che hai coinvolto nel progetto di “impresa”, che in te vede un futuro e una certezza economica è una soddisfazione che ti rimane dentro come scolpita nel cuore. Allora ti senti qualcuno perché fai veramente qualcosa di buono per gli altri, e non solo per te stesso.
C’è, però da chiedersi, come mai la gente non stima gli imprenditori, non ami i cosiddetti imprenditori.
Ti viene da chiedersi perché la cultura cattolica, sottraendosi perfino agli insegnamenti della corposa dottrina sociale della Chiesa, si ferma a considerare la distribuzione della ricchezza senza preoccuparsi di incoraggiare e sostenere chi, con grande forza, creatività, iniziativa, coraggio e sacrificio, la produce?
Mi sono dato qualche risposta…..
Perchè qualche Giuda “prenditore” rovina, dileggia l’intera categoria.
Chi fa impresa si divide tra “imprenditori” e “prenditori”: chi vive la vita di impresa, chi non si da pace affinché essa riesca a stare in piedi, sul mercato, chi nonostante tutto sa sognare, chi sa mettersi in gioco, chi sa rischiare, chi sa anche perdere, chi non ha bisogno di campare sugli altri, ma di portare tranquillità agli altri, chi non potrebbe vivere senza essere così, onestamente così, questo è l’imprenditore e sinceramente ne conosco tanti…
Chi invece gioca al risparmio, chi cerca sempre sconti e favori, chi non prende mai decisioni, chi aspetta che gli altri facciano il primo passo, chi cerca un lavoro o una commessa sicura fatta da diritti, cavilli e poco di doveri o del senso del dovere, chi non va a messa usando la scusa che i preti peccano e sono come tutti gli altri, questo è un prenditore.
Ecco perché gli imprenditori si devono distinguere, radunandosi magari in comunità e rendersi conto quanto sia importante, per il futuro di tutti, avere, costruire, foraggiare l’etica nella gestione d’impresa.
Mentre nelle scienze naturali l’attività dello studioso, o del ricercatore è esterna rispetto all’oggetto trattato, nell’impresa, ed anche in economia, le decisioni del soggetto appartengono anche all’oggetto, in quanto parte integrante della società. Allora è chiaro che nonostante le crisi, i governi le mille e una gabelle non potranno “estinguere” l’imprenditoria e trasformare l’intera società in “impresa” dimenticandoci e superando il prendere…. Buona Giornata e buon Lavoro!