Condivido questa riflessione pubblicata sul sito di Aldo Maria Valli…
“Essere prete non è un lavoro da quaranta ore a settimana: una consulenza, un progetto, una prestazione d’opera. La casa di qua, la famiglia di là, la chiesa-bottega a lato… no! Essere prete è un modo totalmente diverso di vivere.
Il prete non timbra il cartellino, ma è prete a tempo pieno, nel suo essere, come molti riconoscono e affermano. E questo suo modo di essere è incompatibile con l’amare una donna, o perlomeno con l’essere amati da una donna. Una donna normale che vuole amare il prete e avere con lui una famiglia normale.
Un prete, che lui lo voglia o no, si trova in un rapporto incredibile di relazioni, di intimità e di confidenza, e perché no, anche di simpatia, di vicinanza emotiva e spirituale (non so come altro definirla) con la gente che è il suo popolo, la sua famiglia. E quale donna può tollerare qualcosa di così intenso tra suo marito e centinaia di altre persone senza prenderne parte? E se in qualche modo ne prendesse parte, questo sarebbe giusto?
Davanti a Dio alla fine si è sempre soli, certo, ma nel matrimonio si è in due. E il modo di essere coppia nel matrimonio, davanti a Dio, non è compatibile con l’essere uno, da solo, prete, completamente di Dio davanti a Dio.
Essere preti e mariti e padri, o suore e moglie e madri contemporaneamente e a tempo pieno, è qualcosa di incompatibile.
Non è affatto questione di tempo da saper gestire, di cose da fare, o da dare e da dire, oppure di sostegno da ricevere. Quando un prete arriva ad aver bisogno del “sostegno” di una donna per fare il prete, credo abbia già smesso di fare il prete da un po’.
«Gli dissero i suoi discepoli: “Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi”. Egli rispose loro: “Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca”.»
Ho sempre creduto che qui Gesù parlasse, per tutti quelli che scelgono di rinunziare al matrimonio, di un dono, di una vocazione positiva e feconda, resa possibile dalla presenza misteriosa del Regno di Dio tra di noi, qui sulla terra, e invece da molte parti si evidenziano così tante differenze di genere maschile e femminile, di grado e di intensità dell’essere eunuchi da far girare la testa!”…..
Penso che quanto scritto ed espresso da questo sacerdote dia risposte chiari ed inequivocabili rispetto al dono/grazia del Sacerdozio….
Buona Giornata