L’episodio del furto a Santa Maria in Traspontina, la parrocchia romana più vicina alla basilica di San Pietro, in via della Conciliazione, di tre statuette in legno appartenenti alla mostra dedicata al Sinodo sull’Amazzonia per poi gettarle nel fiume Tevere, e raffiguranti la ‘pachamama’, che in lingua quechua significa Madre terra, la divinità venerata dagli Incas e ancora oggi dai peruviani, ci pone nella condizione di riflettere e comprendere.
Le ultime esternazioni del Vescovo emerito di Belem/Azona, Diocesi delle terra Amazonica, che in quanto tale è esperto conoscitore della materia e delle stesse situazioni, lasciano e alimentano ulteriore confusione.
In realtà dobbiamo prendere atto che ciò che sta succedendo è il palese riconoscimento di una rottura con se stessi e con senso profondo dell’essere e il vivere da cristiani. Si è come accalappiati dalla menzogna, non una menzogna che investe delle singole affermazioni, ma il nucleo stesso della persona cristiana. In questi giorni più di un uomo ha mentito, non soltanto con la bocca, ma anche con tutto il suo essere. Siamo nel campo dell’ipocrisia, che vuol dire secondo il significato etimologico, recitare una parte.
La verità della persona cristiana riguarda precisamente il rapporto dell’uomo con se stesso e con Dio. Verità della persona è quell’atteggiamento di fondo in cui il singolo, “nonostante le difficoltà, permane vero a trasparente per se stesso, identico a se stesso”, diceva il teologo Kung. Non basta non dire bugie per essere “veri”. E’ necessario poi, nel caso specifico del Sinodo che ha investito un’intera città, Roma, il buon senso che è mancato. Bisognerebbe capire che le persone vanno educate a comprendere le diversità, i significanti nella liturgia, per non incorrere in chiacchiere, polemiche. Una liturgia è vera quando esprime dei rapporti veri tra i membri di una comunità. E questi rapporti non si improvvisano in chiesa. Vanno preparati “provati”, realizzati fuori. In chiesa si manifestano i rapporti “giusti” che abbiamo saputo stabilire col prossimo. E l’assemblea si rivela come una vera comunità, e non come “pubblico” o una “clientela”. Soltanto allora, Dio ci accoglie come ospiti. come suoi commensali. Ma insieme. La liturgia, in chiesa, si svolge nella maniera giusta, ed espressiva, soltanto quando i protagonisti sono capaci di celebrare una liturgia giusta nella vita: per strada, nelle comunità, in casa. Se non c’è la nota “giusta”, che ciascuno porta con sé, dentro di sé succedono fraintendimenti, strumentalizzazioni… Buon Pomeriggio