Bisogna proprio ammetterlo, che la morte ci fa paura! Nella recita dell’Ave Maria, si termina con la supplica: “Prega per noi, peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”.
Ora questa può essere considerata “un’assicurazione”, che stipuliamo con la Madonna, attraverso la sua preghiera, non riguarda soltanto la vita, ma anche la morte.
L’angoscia della morte dice il carattere “terribile” della stessa e non è incompatibile con la nostra fede, e in particolare con la fede nella resurrezione del Cristo, che di fatto ha decretato “la morte della morte” e di fatto costituisce il fondamento del nostro destino ultimo. Cerchiamo di esorcizzare in tante maniere questa paura, ripetiamo slogan come: “voglio morire in piedi”, o “morire in piedi”, oppure facciamo anche noi il verso di San Francesco che parla di “sorella morte”, insomma, ricorriamo all’ironia….tutte cose belle, vere Eppure….
Eppure il mistero della morte continua a metterci adesso i brividi…tutto naturale! Gesù stesso ha provato disgusto nell’imminenza della morte e, sulla croce, l’ha salutata con un grido lacerante.
A me piace unire o quasi confondere i due termini contenuti nella preghiera mariana: “Adesso”, “nell’ora della morte”. Non si tratta di due momenti successivi. Ci si prepara alla morte imparando a vivere. E si impara a vivere preparandosi alla morte. Le due realtà si intrecciano in maniera unica. Il Santo Padre Massimiliano Kolbe ammoniva: “La morte non si improvvisa. Si merita con tutta la vita”. La morte, si voglia o no, sposta necessariamente il discorso sulla vita. Sul perché si vive, per cossi vive, come si vive.
La preparazione, non consiste nello stare ad aspettare. La vita non è una sala d’attesa in cui ci si rassegna, bene o male, ad accamparsi, finché non arrivi il treno che ci sbarchi nell’avi là, La vita è itinerario, impegno, amore. Tutto sta a non confondere l’esser vivi con l’agitazione, il progredire con il correre, la pienezza con l’agitazione, il crescere con l’accumulare.