Una parabola al limite dello scandalo…. Il padrone capta alcune voci circa l’irregolarità amministrative compiute dal suo fiduciario e lo manda a chiamare. L’interessato non pensa neppure che si debba discolpare, i libri contabili gli danno torto, ciò di cui si preoccupa è il proprio futuro. L’unica maniera per cavarsela, dal momento che non saprebbe fare altri mestieri consiste nel procurarsi degli amici, per il domani!
Bella maniera di “sistemare” uno scandalo amministrativo, a una serie di irregolarità si rimedia con altre irregolarità. Scoperta una truffa, si evitano le conseguenze spiacevoli con altre operazioni truffaldine. E il tutto con la benedizione del padrone che “lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza”. Attenzione a prendere “fischi per fiaschi”….
Gesù non pronuncia un giudizio morale sulla condotta truffaldina, ma apprezza l’intelligenza e l’intraprendenza del furfante.
Nell’interpretazione di Parabole, come questa, occorre cogliere il “punto centrale”, il motivo dominante, la lezione di fondo, senza soffermarsi sugli elementi di contorno.
Ora, nel nostro caso, la lezione fondamentale non è quella dell’ingiustizia ingiusta, come a qualcuno potrebbe far comodo, ma della capacità di tirarsi fuori da una situazione critica. Il Signore ama le persone che si danno da fare, che non si dimenticano di possedere un cervello, che ricorrono alle risorse della fantasia.
È una lezione fondamentale per la Chiesa. Che non è padrona, bensì semplice amministratrice e dispensatrice dei tesori del suo Signore. La Chiesa non può vivere in un circuito chiuso, pensando a sé, alla propria sicurezza, ai propri diritti, al proprio prestigio, al proprio potere. Deve “mettere in circolazione” i beni del suo padrone. Deve scoprire la propria identità nel suo “essere per” gli uomini. La Chiesa non può trasformare la propria vocazione in autogestione o, peggio, in auto digestione.
I beni del Sonore vengono “dissipati” quando sono tenuto per sé, chiusi, protetti, difesi ad oltranza. La colpa non sta nel dilapidare, ma nell’appropriarsi, nel non dilapidare a vantaggio dell’umanità, della crescita cristiana di ogni uomo lontano o vicino.
Ma la lezione riguarda anche ciascuno di noi. Nessuno ha i registri a posto. Per poco che Dio ci dia un’occhiata, c’è da tremare. I conti con Lui non tornano mai. Ebbene, la parabola ci insegna a compiere “irregolarità”, in altra maniera. Dio ama le “irregolarità” che vanno a vantaggio del prossimo. Si tratta di minimizzare le colpe degli altri, riferire i loro difetti, cancellare le offese, tirare una riga sopra i torti, non ragionare in termini di diritti o ragione ma in termini di amore. Le nostre mani ridiventano “pulite” quando le spalanchiamo nel gesto del dono, quando dissipiamo per regalare gioia, luce e speranza. Col prossimo non sono consentite le misure “giuste”. L’unica misura consentita è la dismisura, l’eccesso. Buona domenica!