Aldilà delle ore e ore di chiacchiere, che assorbono e “okkupano” le nostre serate televisive, nonostante si voglia per forza di cose dividere “O con il Papa, o con Salvini” [come titolava Repubblica nell’edizione del 8 luglio scorso], imponendo come nella Parabola della Zizzania la posizione del mondo cattolico, rispetto al delicato problema dell’emigrazione, penso sia giusto sottolineare all’esimio e onnipresente Padre Sorge che esiste un Paese, delle comunità che “attendono” un segno di una riscossa.
Comunità che vorrebbero emanciparsi dalla paura. Una comunità che crede nella possibilità di costruire una società migliore, solidale, aperta, basata sul lavoro, lo studio e il merito. Comunità che dimenticano una volta per tutte della famigerata arte di “arrangiarsi”. Per arrivare lì, insieme, dobbiamo armarci di pazienza!
Dobbiamo cambiare…. le recenti polemiche ci insegnano che c’è sempre qualcosa o qualcuno, che non riesce a sopportare o compromette il tentativo di uscire dai luoghi comuni…dal fastidioso e insopportabile “si è sempre fatto così”…
Il trucco è vecchio come il mondo: basta appiccicarci sopra l’etichetta di “populista”, “sovranista” di “zizzania” di evangelica memoria…
Se c’è ed esiste uno che non condivide certe sicurezze fasulle, avanza critiche più che giustificate, insinua qualche dubbio o rimorso salutare, propone un modo diverso di vedere e fare certe cose, di interpretare certi problemi, si impugna la falce inesorabile: quello è un seminatore di zizzania, di odio!
Si afferma che bisogna prendere posizioni nette, fare delle scelte di campo. Ma, e questo il nostro illustre Padre Sorge dovrebbe ben saperlo, non c’è nessun campo che sia soltanto buon grano. E, quanto a prendere posizione, prima che davanti agli altri, occorre prenderla all’interno di noi stessi, di fronte al male che ospitiamo dentro.
Nel momento stesso che giudichi, condanni e disprezzi gli altri, ritenendoti “puro”, ti trasformi in zizzania…
Il vero scandalo è quello offerto da coloro che pensano di dimostrare le proprie supposte virtù denunciando le colpe altrui. Credono di essere fedeli perché si fanno investigatori, privati e pubblici, delle infedeltà del prossimo.
Padre Sorge, e non solo, dovrebbero ben sapere se hanno il “puzzo” del pastore, che coloro che fanno vacillare la fede sono certi campioni di una fede altezzosa, supponente, ostentata, che non accettano mai di mettersi in discussione, ma si dimostrano sempre pronti a sospettare gli altri.
Mi domando e giro la domanda: per caso la pazienza, quella stessa pazienza e tolleranza che dovremmo imparare da Dio stesso, non ha qualche rapporto di parentela con l’umiltà? E non rappresenta anche una forma concreta di “difesa della vita”?
Il libro della Sapienza ci dice che Dio è paziente perché ha cura di tutto ciò che vive”.
L’ultimo dei novantanove “bei nomi di Dio” costuditi e onorati dalla tradizione musulmana è “il Pazientissimo”.
Carissimo Padre Sorge, visti i tempi, penso che un cristiano non si collochi fuori dall’ortodossia, anzi, se impara a pronunciare con un pò più di frequenza questo nome! A proposito di “zizzania”, la parabola rimanda alla mietitura finale.
A nessuno è lecito, anche se titolato, di anticipare i lavori. Quasi a suggerirci che nessuno ha il diritto di giudicare nessuno. Concretamente: l’unica maniera legittima per non rendersi complici di divisioni, di odio è quella di produrre un pò più di bene! Buona giornata!!