Da più parti mi è stato chiesto “che ha detto il Vescovo Erio?”, [Amministratore Apostolico della Diocesi di Carpi], “che impressione ti ha dato?.
Premetto, che sarebbe difficile a chiunque, figurarsi per me, definire in quattro parole e dopo avere ascoltato il tuo interlocutore per un’ora e mezza, avere e farsi un’idea…
Ma una cosa che è balzata alle orecchie e agli occhi dei tanti presenti è la mitezza di don Erio. Un “mite”, che è tutt’altro che arrendevole, sì, che non rinuncia, ma che dolcemente e ostinatamente rimane “presente” e nel pieno della scena, non certamente entusiasmante, del dopo Cavina.
Si è disposto nell’atteggiamento dell’ascolto, che lo ha reso gradito e amato nella vicina Modena. Un atteggiamento, a mio parere necessario: attendere, sollecitare e aspettare che maturino i processi “sinodali”, che la Santa Sede ha posto in atto.
Nel Vangelo e nella promessa di Gesù ai miti parla di un terra da ereditare. Il mite sa che i tempi per raccogliere un’eredità sono spessi lunghi, ma sa anche che, il patrimonio da ereditare non può dispersi e scomparire. E allora lavora, intesse rapporti perché questa terra che erediterà un giorno, o lascerà in eredità ad altri, possa essere sempre una terra secondo il progetto di Dio: abitata, amata, custodita!
Il mite lavora, ma lo fa senza l’ansia del risultato, con dolcezza e rispetto…. tutto il contrario che fretta e agitazione potrebbero inficiare e debellare!
C’è una sapienza da raggiungere e da vivere, che passa anche attraverso scelte difficili e magari perdenti secondo una logica mondana ma che garantiscono la fedeltà al Vangelo, ed è questo quello che un pò tutti dovremmo ricordarci di perseguire…. Buona Giornata!