Gesù congedandosi dai suoi, li rassicura promettendo di inviare lo Spirito, come segno della sua presenza nel mondo. Lo Spirito questo sconosciuto, questo dimenticato, questo “parente povero”, acquista tutta la sua importanza quando ahimè viene dimenticato. Avvertiamo la sua presenza insostituibile, nel mondo, nella Chiesa, nella nostra esistenza personale, durante la sua assenza. Ecco alcuni esempi che illustrano le conseguenze, i guai provocati dalla dimenticanza dello Spirito.
- Atteggiamento di difesa: ci si rifugia nelle sagrestie, si moltiplicano i bastioni, si alzano muri, per proteggersi contro il mondo esterno, si vedono nemici ovunque. E,l così, si sta al riparo dal “soffio” impetuoso dello spirito.
- Si creano opposizioni arbitrarie, irriducibili, tra realtà che andrebbero invece armonizzate, conciliate. Impegno politico e contemplazione. Sacro e profano. Chiesa e mondo. Tradizione e rinnovamento. Lo Spirito invece è sempre principio di unità.
- Accentuazione del ruolo dell’istituzione. “Lo Spirito è l’anima della Chiesa”. E allorché si trascura l’anima si tende, per conservare la coesione dell’insieme a rinforzare la carcassa… e ci si preoccupa più dell’impalcatura che delle persone.
- Prolificare di leggi, regolamenti, norme dettagliate. Quando si attenua la tensione del “soffio” originale, si tende a sostituirlo con i codici.
Insomma quando “cade” il vento impetuoso della follia evangelica, si leva l’aria gelida del formalismo dell’osservanza esteriore. L’elenco potrebbe continuare all’infinito, i guai denunciati, però sono sufficienti a sottolineare la gravità e la drammaticità dell’assenza dello Spirito. Gesù parla dell’azione dello Spirito in termini di memoria e fantasia. “Lo Spirito vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto”.
Lo Spirito, dunque, ci fa guardare indietro per ricordare, ma ci obbliga anche a guardare avanti per inventare, per anticipare. La memoria non può adagiarsi nel passato in senso nostalgico. Deve, invece, fare in modo che il passato riviva nel presente e prepari il futuro. La memoria non deve rendere l’uomo schiavo del passato, ostaggio del passato, delle scelte passate, ma libero, oggi. Leon Bloy, ebbe una definizione folgorante: “Profeta è colui che si ricorda dell’avvenire”. Ecco composti i due termini in opposizione: memoria e anticipazione. Senza fantasia, la memoria diventa una prigione. E quante prigioni ideologiche, partitiche ci sono oggi.
Senza memoria, la fantasia rischia di farci girare “in folle”. A certi inguaribili nostalgici del passato, ossia di una tradizione intesa come conservazione di cose e non in senso dinamico, vorrei soltanto ricordare alcune cose:
- il nostro potere di conservazione è rigorosamente proporzionato alla nostra capicità di rinnovamento e di creazione;
- è un’illusione credere che l’incartapecorimento e l’irrigidimento delle forme esteriori serve a mantenere intatto lo spirito e a diffondere fedelmente il contenuto del messaggio. La vita viene4 protetta e garantita soltanto dalla vita, non dalle forme esteriori.
Per salvare il presente cari amici, bisogna garantire il futuro, il vero attaccamento al passato si dimostra…guardando in avanti facendo magari scelte mai fatte mai testate!!
Se amiamo veramente il passato, i suoi valori, le vere lotte, preoccupiamoci dall’avvenire, un avvenire che può fare paura ma che garantirà la sopravvivenza futura….nello Spirito. Buona e Santa Domenica!