Ho avuto modo di osservare e di meditare sul mistero della morte, del “venerdì santo” con il quadro dello svizzero Filippini, che riporto qui a fianco e a commento di questo post. Il rosso che incendia la tela, i colpi ruvidi di spatola… Una tela “inquietante”, dai colori cupi, una grande macchia opaca quasi indecifrabile. A un tratto della macchia opaca, si è stagliata, nitida, brutale l’immagine del crocifisso.
Qualcosa del genere avviene leggendo il Vangelo, e in particolare, il racconto della Passione. Si direbbe che si spengano a poco a poco tutte le luci, i colori sgargianti, le tonalità pittoresche delle folle lungo le rive del mare di Galilea. Si spengono le fiammate dei miracoli. Cristo si nasconde. I suoi lineamenti non corrispondono più ai tratti che dovrebbero permettere di riconoscere il Figlio di Dio. Anzi, perde perfino la fisionomia dell’uomo. A mezzogiorno si fa buio su tutta la terra. E’ l’ora del buio più fitto.
E proprio nel momento del buio più impenetrabile, scocca la scintilla improvvisa.
Il “riconoscimento” avviene al buio! La luce dobbiamo mettercela noi. Deve essere il nostro sguardo. L’ora sesta è l’ora fissata per il riconoscimento, purché non si stacchi lo sguardo da quel punto oscuro. Al buio viene fuori, inconfondibile, senza possibilità di equivoco la figura che ci interessa.. Buona Giornata!