Ero in quel di Roma, il giorno 8 marzo Festa della Donna…. e in ogni angolo c’era chi appioppava rametti di mimose….. È inutile prendersi in giro: finché si continua a festeggiare l’otto marzo (a colpi di costosi ramoscelli di mimose), finché le consultazioni elettorali saranno caratterizzate dall’attribuzione (forzata) di preferenze basate sulle cosiddette “quote rosa”, finché esisterà una percentuale di incarichi da dover attribuire alle donne evidentemente intese come una sorta di perpetua minoranza di genere, nulla mai riuscirà finalmente ad equiparare i due sessi. Manifestare per un’uguaglianza e per il rispetto non riuscirà mai a far comprendere interamente l’importanza di essere donna, ma soltanto la perpetua richiesta all’universo maschile di avere qualcosa in più: quella richiesta, però, costituisce un’ammissione di inferiorità che già di per sé è simbolo di sconfitta. Bisogna essere onesti e oneste: ma siamo davvero convinti che quelle tavolate di sole donne tipiche della sera dell’8 marzo costituiscano un segnale positivo, costruttivo rivolto al nostro mondo, alle nostre comunità?
Nella nostra piccola realtà editoriale, Notizie, la baracca è portata avanti da donne: Virginia, Silvia, Monia, Paola: non sempre ci si trova d’accordo sull’agire, sulle decisioni da prendere, ci si arrabbia ma sempre con il massimo rispetto, quindi? La capacità di lavorare, di decidere responsabilmente travalica il genere sessuale: è solo questione di capacità personale.
Continuando con certi stereotipi, si rischia di ammettere definitivamente la propria (ma ingiustificata) inferiorità “di genere”: la donna non è come un panda in via di estinzione, ma di certo non può limitarsi a dimostrarlo a colpi di mimose e tavolate unisex….. quindi W le donne quelle vere e coraggiose! Buona giornata