Quando, nolenti o dolenti, generalizziamo su tutto e su tutti rischiamo di fare una gran bella frittata! Sul conto delle ONG occorrerebbe un po’ di buon senso. Riconoscendo, primo, e anzitutto, l’alto valore umanitario di chi, in questi anni, ha tratto in salvo migliaia di naufraghi.
Se poi qualcuno ha voluto fare da sé, o peggio ancora ha violato le leggi, per esempio contattando sottobanco gli scafisti, all’insegna del “voi partite, che veniamo a prendervi”, questa è roba da codice penale.
Ma è compito delle Procure accertare i singoli fatti aventi rilievo penale, e non si deve fare di ogni erba un fascio. Lo spostamento dei popoli è fenomeno epocale, segnale di un mondo accorciato e globale che si è messo in movimento, riducendo le distanze; ed è ben vero che la radice ultima degli spostamenti sono le pesanti disuguaglianze planetarie, grazie alle quali il primo mondo ha costruito la sua fortuna e la sua opulenza. Ma pretendere di affrontare un fenomeno di tale portata e complessità con semplificazioni ideologiche a buon mercato della serie: “fuori tutti”; oppure, appunto, “dentro tutti”, suona davvero come imbecillità.
C’è un punto però, sopra tutti e che dovrebbe esserci ben inculcato in testa come cristiani, prima ancora che cittadini, ed è questo: che se un bambino muore annegato in mare, e qualcuno, non importa chi, avrebbe potuto salvarlo questo non va.
E’ un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio, e qualcuno ne dovrà rispondere.
Poi discutiamo pure di accordi e regole, stabilendo chi deve fare che cosa, potenziamo la Guardia costiera libica e mettiamo anche ordine, se ce ne fosse bisogno, nell’operato delle ONG. Ma se un bambino sta annegando in mare, la prima cosa da fare è salvarlo. Prima i bambini. Dopo gli italiani. Buona Giornata!