Il Cristiano non è mai un uomo "arretrato"
Il nostro orgoglio va proprio a cacciarsi da per tutto. Spunta fuori nei momenti più impensati e meno opportuni. S’insinua, perfino, tra le pietre del Calvario. Fa capolino, addirittura lungo la Via Crucis…
L’orgoglio può metterci in testa questa idea balzana: soffrire in bellezza! Quasi che si possa portare la croce con gesto atletico, salire il Calvario con passo sicuro, percorrere tutte le tappe della via crucis senza una caduta, senza un attimo di debolezza, senza un grido di lamento, facendo sfoggio delle nostre forze, verificando la nostra resistenza alla prova…
NO! Una croce elegante non è più una croce, ma un “piacere”…
Il soffrire in bellezza non è più un soffrire, ma un dare spettacolo. E’ un Calvario dove echeggino gli applausi, nostri o degli altri, non è più un Calvario, ma un palcoscenico. La croce non può essere elegante. Chi soffre non è mai “bello da vedersi”. E, lungo il Calvario, c’è gente che tira dritto, o insulta, oppure prova un piacere alla vista del condannato, ma non applaude di certo. Attenti alla sofferenza-brillante sopportata con fierezza, senza vacillare. Il dolore quello vero, è fatto di solitudine, di angoscia, di dubbio, di debolezza, di coscienza dei propri limiti, la croce rimane croce….SEMPRE! Buona giornata