A Cesare le cose, ciò che è relativo della persona, la scatola esterna; a Dio il cuore, il centro, l’essenziale! Questa è la conclusione di Gesù di fronte alla provocazione di tutti i tempi. Si vorrebbe imbavagliare Gesù, ma lui non si lascia trascinare nel tranello. Non presta il fianco per aumentare la loro fama di gloria, di applausi e o di consensi da parte della gente dinanzi alla quale apparivano onesti, osservanti e dediti a Dio, quando in effetti facevano tutto il contrario. Cattivi maestri che introducevano effigi umane, stampate sulle monete nel luogo sacro del tempio, che in sostanza salvavano la faccia ma nel cuore coltivavano doppiezza e imbroglio. Il denaro era il loro pilota e la bussola del loro atteggiamento ispirato al guadagno e non al vero culto.
E la cosa che fa più pensare è che vogliono sapere da Gesù come ci si deve comportare, con l’intento di imbavagliare e incartare Gesù, ma essi stessi rimangono vittime del loro stesso metodo. Vengono smascherati con un ragionamento semplice ed efficace: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Le cose si pagano, a Dio si restituisce.. Cesare, lo Stato, impongono; Dio dona. E ciò che è dono si riconsegna avendoci messo del nostro. La parabola dei talenti insegna che ciò che si riceve deve essere trasformato, arricchito, utilizzato per poi consegnare a chi è stato l’elargitore. Cominciando dalla vita che, come dice Renato Zero nella canzone “La Vita è un dono”, è da “accettare, condividere e restituire”.
Un rapporto sereno ed equilibrato per ogni persona deve essere sempre bidirezionale: Dio e gli altri. La comunità e la società civile. Anche a Gesù, viene chiesto come doveva essere gestito questo equilibrio, come risolvere il problema quando si registra uno scontro o vi sono divergenze. Gesù risolve il quesito dicendo e affermando che ciascuno deve avere la parte che gli compete. Dare allo stato significa rispettare le leggi, sottoporsi alle tasse, onorare la propria presenza e appartenenza. Restituire a Dio significa ricondurre tutto a lui come principio e fine del proprio agire, vivere, significa riconoscere il primato e onorare quell’”Immagine e somiglianza” che è impressa nel cuore di ognuno! Il primato è di Dio, e di nessun altro, e nessuno si può sostituire, pretendere e prevalere. L’uomo è di “proprietà” di Dio, ogni persona gli appartiene e non può essere mai mortificata, sacrificata a vantaggio di nulla. Proprio il contrario del famoso detto che: “il fine giustifica i mezzi”. Buona Giornata e buona domenica a tutti!